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Monday 15 May 2017

La storia comica di Aldo, Giovanni e Giacomo

Una trinità in cui credo! E mi spanzo dalle risate, rilassandomi nel brio della loro grande simpatia...
Aldo, Giovanni e Giacomo
Il trio è un genere difficile in comicità, perché spariglia. Ma è divino per definizione perché trova un equilibrio solo nell’armonia

Articolo di Maurizio Crippa (Il Foglio, Dicembre 2016)

Testimonianza di Paolo Guerra, allora manager di gente come Paolo Rossi, Jannacci, Paolo Handel, oggi socio: “Gino e Michele sostenevano che i tre erano incapaci a teatro, e peggio ancora in televisione”. Gino e Michele: l’altra faccia più satirica, a quei tempi ancora politica, della risata milanese. Dopo venticinque anni avranno senz’altro fatto ammenda, e i tre non hanno rancori. Ma c’è in quel piccolo aneddoto qualcosa che spiega la cifra della comicità di Aldo Giovanni e Giacomo, la sua marca “popolare” e dunque la tenuta temporale del loro successo. Una comicità teatrale, sì, e di linguaggio realista, non satirico, con irreversibile tendenza al nonsense (loro direbbero pura idiozia, forse) di cui “Tafazzi”, finito nello Zingarelli, è il grado zero di pura pagliacceria. Una storia di comicità milanesissima, ma particolare nella gloriosa storia del cabaret milanese. Lo è per la partenza dal basso, umile, il successo lento, il repertorio messo insieme e in anni di gavetta semi-dilettantesca e semiprofessionale. Il successo arrivato quasi fuori tempo massimo quando – passati da un pezzo i trenta – molti altri avrebbero già mollato.

Una storia che inizia in provincia, al Caffé Teatro di Maurizio Castiglioni a Verghera. Un posto nato nel 1985, un anno prima dello Zelig di viale Monza a Milano, e per così dire il suo incubatore: lì hanno iniziato Antonio Albanese, Raul Cremona, il Mago Forrest. Se vi chiede perché alla fine degli Ottanta una vena di comicità surreale venisse proprio dal Varesotto, si vede che non avente mai letto Piero Chiara, e non sapete da dove vengono Cochi e Renato. Soprattutto non sapete che a Vergara c’era la sezione del Pci in cui mosse i primi passi politici Umberto Bossi. C’è un vent fou che soffia dal Varesotto e sconvolge Milano. E’ una costante storica.

Il trio è un genere difficile in comicità, perché spariglia. Ma è divino per definizione perché trova un equilibrio solo nell’armonia. Non c’è nessun motivo di marketing editoriale, nessuna retorica logica, per scrivere a caratteri cubitali in una pagina di un libro autobiografico e celebrativo: “Forse è proprio a causa di quelle difficoltà e di quelle sofferenze che la nostra AMICIZIA è diventata così forte”. Ma è la storia veritiera di quei tre.

Provincia, popolo, gavetta. Oltre che passione: quella che dopo qualche spettacolino ti porta a fare gli autisti per Felice Andreasi, un maestro, e riportarlo a casa di notte in Piemonte. Alla fine degli anni Ottanta Aldo e Giovanni avevano avuto qualche bell’ingaggio con Pippo Baudo, ma erano destinati a una carriera da riserve in serie B, o da Ciriaco Sforza quando passò dall’Inter, direbbero loro. Giacomo aveva lasciato un tranquillo posto da infermiere caposala all’ospedale di Legnano per un ingaggio in una compagnia di rapido fallimento. Per campare lavoricchiava da un dentista a Gallarate. Aldo Baglio e Giovanni Storti si chiamavano “I Suggestionabili”. Giacomo Poretti e Marina Massironi erano “Hansel e Strudel”. Poco di promettente. Giovanni, moglie e figli, insegnava acrobatica all’accademia del Paolo Grassi. Aldo lavorava alla Stipel. Non erano ancora insieme, si conobbero a inizio anni Novanta in un villaggio turistico di Cala Gonone, Sardegna. Poi ancora gavetta. E la tv di Rai3 con Su la testa! di Paolo Rossi. Fino a uno strano spettacolo-provino a Cesenatico. Dove forse per disperazione tirano fuori gli sketch e i bozzetti di repertorio messi da parte in anni e anni di sogni e piccolo cabotaggio.

Tre uomini e una vita - la nostra (vera) storia raccontata per la prima volta
Il libro
Hanno debuttato la seconda domenica di novembre del 1991 a Verghera di Samarate con uno spettacolo dal titolo “Galline vecchie fan buon Brothers”. Poi la cifra di un teatro fatto di “Corti”, ma cifra di teatro vero: il regista di tutti i loro spettacoli è un signore che si chiama Arturo Brachetti. La tournée del venticinquesimo, lo scorso anno, è stata un trionfo, e soprattutto la certificazione di una comicità trans-generazionale, semplice e visiva, più che di parola. E ancora, molto milanese: “La nostra è comunque una comicità molto milanese, che viene da una storia particolare, quella del Derby prima e dello Zelig poi”, dicono. L’incontro a Mai dire gol con la Gialappa’s è l’altra svolta, la tv, ed è una storia anche quella tutta milanese: loro avevano iniziato a Radio Popolare, a Mediaset erano arrivati con i Mondiali del 90. L’offerta a Mai dire gol fu di 280 mila lire lorde, in tre, a puntata. 


Il libro di Aldo Giovanni e Giacomo Tre uomini e una vita - la nostra (vera) storia raccontata per la prima volta, curato da Michele Brambilla (Mondadori) è – a parte queste zigzaganti annotazioni milanocentriche – un bel libro sulla storia della comicità. Non solo a Milano.
Aldo, Giovanni e Giacomo in azione!

Ecco una breve recensione del loro film: «Fuga da Reuma Park», di Aldo Baglio, Giovanni Storti, Giacomo Poretti e Morgan Bertacco. Italia 2016.

Articolo di Fausto Bona su Bresciaoggi.it (Dicembre 2016)


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Quando la televisione era ancora in bianco e nero, Marcello Marchesi, un vero geniaccio dello spettacolo, cantava «...che bella età la mezza età!». Giunti ai nostri coloratissimi e sguaiatissimi tempi, andiamo al cinema per vedere il celebre trio formato da Aldo, Giovanni e Giacomo, non dico cantare «Che bella età...», ma ballare, rappresentare, sfottere la vecchiaia da quegli agili saltimbanchi malinconici che solo loro sanno essere soprattutto quando sono immersi in una piacevole, avvolgente aura di autoreferenzialità. È la loro ultima pellicola dal significativo titolo di «Fuga da Reuma Park» ed è un bel segno di vitalità artistica e umana.

La chiave comica è salvifica, altrimenti non ti resta che lasciarti ferire dalla drammaticità del tema, non ti resta che piangere...
Una scena tratta dal film
La comicità di Aldo, Giovanni e Giacomo, anche registi e sceneggiatori, è sempre pensata, intelligente, sostenuta da una bella vena surreale. I comici milanesi infilano un inizio piuttosto bello e convincente: l'invenzione della casa di riposo per anziani in forma di Luna Park.

E' lì che sbarca dalla Trinacria il siculo Aldo, accompagnato dai due figli fedifraghi che hanno le fattezze di Ficarra e Picone. Lì incontra Giovanni: i due si riconoscono e vanno a snidare Giacomo dalla sua roulotte-rifugio. Insieme progettano la fuga dal lager-park e sognano di raggiungere il Brasile in barca muovendo dai Navigli. Inizia la fuga che è anche allontanamento da una dimensione più cinematografica verso i rassicuranti lidi del recupero in termini di citazione o rivisitazione dei brani più celebri e di successo dei loro precedenti spettacoli e dei personaggi usciti dalla loro fantasia e vis comica.
Poster del film