Le silence éternel de ces
espaces infinis m'effraie
~ Pascal, Pensée 206
AN ANTHOLOGY OF THOUGHT & EMOTION... Un'antologia di pensieri & emozioni
הידע של אלוהים לא יכול להיות מושגת על ידי המבקשים אותו, אבל רק אלה המבקשים יכול למצוא אותו
Saturday, 16 January 2016
ANTICHI MAESTRI di Thomas Bernhard
Tintoretto: Ritratto di vecchio dalla barba bianca (1564)
Ogni due
giorni, un vecchio signore si siede nella Sala Bordone della Pinacoteca di
Vienna e guarda un celebre quadro di Tintoretto [Uomo dalla barba bianca, riprodotto qui sopra]. Quell’uomo ha molto del genio,
in un Paese che non tollera i geni («Il genio e l’Austria non sono compatibili»
leggeremo qui). Che cosa cerca? Qualcosa che non indovineremmo mai e che solo
in un romanzo di Bernhard può diventare tema centrale: cerca i difetti dei
capolavori («Il tutto e il perfetto non li sopportiamo»). Quel vecchio signore,
che conosce l’arte come nessuno – e ne trasmette i segreti a un guardiano del
museo, devoto fino all’identificazione –, sa anche vedere la minaccia che si
nasconde nell’arte, nella pretesa oppressiva del capolavoro. Nulla è più
rischioso che osservare «a fondo» un capolavoro. Tanto maggiore la gravità
dello sguardo, tanto più squassante il riso convulso che ci coglierà mentre
continuiamo a ripeterci certe celebrate parole, come se dietro il significato
più alto si spalancasse ancora un vortice di insensatezza. Questa la donnée di
Antichi Maestri, uno dei romanzi ultimi di Thomas Bernhard (è
apparso nel 1985), e anche uno dei libri dove egli si è spinto più in là, in
una vera terra di nessuno fra l’arte e la vita, una terra abitata dalla
lucidità, dalla disperazione, dal lutto per un amore perduto. Come in una
confessione testamentaria, Bernhard parla non solo di ciò che la pittura – e la
musica, la letteratura, la filosofia – sono, ma di ciò che non possono essere,
non potranno mai essere: di quel punto in cui l’arte viene meno. Temi azzardati,
ai quali il genio di Bernhard sa dare una prodigiosa immediatezza. Non solo:
variando su di essi, egli riesce a inscenare, con verve sinistra e al tempo
stesso liberatoria, quella che egli definisce, nel sottotitolo, una «commedia».