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Monday, 18 January 2016

CAMILLERI E MOLTALBANO

Camilleri e Zingaretti (Montalbano)

Montalbano, un classico "mutanghero"

di Salvo Fallica

Andrea Camilleri entra nella prestigiosa categoria dei grandi autori della letteratura, ai quali viene dedicato un volume dei Meridiani Mondadori. Un onore concesso a pochi, fra i quali Calvino, Pasolini, Montale. Per l'inventore del commissario Montalbano ed autore di raffinati romanzi storici, che ha venduto qualcosa come 7 milioni e mezzo di libri, conquistando lettori di vari continenti, è un giusto riconoscimento. Un nuovo tassello di un successo senza precedenti. Camilleri, con la sua scrittura avvincente, con i suoi gialli filosofici e pieni d'ironia, la sua lingua originale, mix geniale di dialetto ed italiano, ha avvicinato ed avvicina alla lettura, persone che non avevano mai preso un libro in mano. Ed in una tradizione letteraria elitaria ed aristocratica, come quella italiana, è un grande merito. Con la sua lingua sui generis e scoppiettante, ed una struttura narrativa chiara ed armoniosa, riesce ad unire ricerca linguistica e divulgazione democratica. Un innovatore della grande tradizione veristica, che appresa la lezione di Verga, riletto in chiave brancatiana, la rielabora costruendo dei romanzi tra Sciascia e Le Carré, con uno stile ironico, che trae dal comico lo strumento per la comprensione della realtà. In buona sostanza l'aspetto tragico-drammatico della tradizione veristica, quel senso deterministico proprio della temperie del positivismo ottocentesco, viene sciolto dallo stile ironico e divertente di Camilleri.

Ma l'ironia, è solo uno strumento, dietro il quale si cela la filosofia camilleriana, fondata sul contrasto fra illuminismo e scetticismo. Ne La forma dell'acqua, Camilleri riflette pirandellianamente sulla pluralità della verità, che assume le molteplici forme dell'acqua. Attraverso questa metafora e l'avvicente storia che inaugura la serie letteraria del comissario Salvo Montalbano. Camilleri parla ai suoi lettori della Sicilia, della sua storia e della sua cultura. Riflettendo sulla pluralità della verità, fa diventare la Sicilia metafora del mondo, strumento di ricerca della complessità della realtà. Emergono sin da questa prima opera diversi livelli di interpretazione, diversi piani di lettura delle opere di Camilleri. Dal piano narrativo a quello storico, a quello filosofico. Piani di lettura, che si colgono appieno nei romanzi storici, capolavori quali Un filo di fumo, La stagione della caccia, Il Birraio di Preston, Il re di Girgenti, e sono ovviamente più sfumati nei romanzi incentrati su Montalbano. Nel volume dei Meridiani Mondadori, si può ripercorrere la storia seriale di Montalbano, seguire il filo della fantasia narrativa di Camilleri, la sua verve inesauribile. E rileggere così romanzi di grande successo, La forma dell'acqua, Il cane di terracotta, Il ladro di merendine, La voce del violino, La gita a Tindari, L'odore della notte, ed ancora i racconti. Il tutto corredato da una introduzione di Nino Borsellino, da una "Cronologia" di Antonio Franchini, e da un saggo di Mauro Novelli, curatore del testo e di una ottima bibliografia critica, molto utile per chi voglia studiare la letteratura di Camilleri.

Per comprendere appieno l'affascinante e complessa dimensione della creazione ed evoluzione letteraria di Montalbano è assai interessante anche lettura del commissario Salvo Montalbano spiegato ed interpretato da Andrea Camilleri, in Montalbano a viva voce, edito da Mondadori. Un libro che segue, il più corposo La paura di Montalbano (Mondadori) nel quale vi sono anche tre lunghi racconti inediti: dei romanzi brevi, utilissimi a capire l'evoluzione psicologica del commissario siciliano. Sì, perché Montalbano non è un personaggio statico, ma è in continua mutazione, così come è cangiante il fluire dell'esistenza. Un fluire che non è necessariamente lineare e teleologico, ma un modificarsi fatto di progressi e ripensamenti, conquiste e sconfitte. In questo divenire privo di sintesi hegeliana, Montalbano si ritrova così come in alcuni romanzi precedenti a fare i conti con la propria vita, con il presente ed i lati oscuri del suo carattere. La ricerca della verità che collima con la risoluzione dei misteri che gli si presentano nella sua vita da poliziotto, a volte lo fa restare in superficie, gli fa evitare di scavare nei meandri dell'animo umano, direbbe Montalbano con piglio ironico. In realtà nei romanzi di Andrea Camilleri, tale analisi psicologica vi è, anche se smussata, cammuffata, ed ancor di più emerge in quelli storici, dove filosofia e psicologia, sono abilmente disvelate nella struttura corale, teatrale e dialettica della sua narrativa. Ma nei romanzi incentrati sul commissario Montalbano, per via della rapidità della scrittura, dell'avvincente ritmo tipico del giallo, queste analisi sono più sfumate. E forse. È l'autore medesimo, a volerle nascondere, perché Camilleri vi è molto di Montalbano, probabilmente più di quanto si possa pensare.

Per fugare ogni dubbio, basta leggere con attenzione, l'introduzione di Mantalbano a viva voce. "Alcune cose che so di Montalbano", non è un manifesto letterario, è qualcosa di più. Non vi è solo una ricostruzione critico-letteraria della nascita di Montalbano, vi è la radice umana e psicologica del commissario, che collima cin la produzione narrativa medesima di Camilleri. Montalbano ha un valore simbolico e concreto nella produzione scritturale dell'autore siciliano, che con il suo linguaggio, il suo uso sapiente e geniale del dialetto, ha conquistato milioni di lettori in Italia, in Europa, e persino in Asia, nel lontano Giappone. Camilleri scrive: "il personaggio cominciò a perseguitarmi, lo dico seriamente. Si verificò il fenomeno, che io credevo potesse essere di natura soltanto letteraria, del personaggio che passa dall'immaginazione alla realtà". Camilleri parla con il suo personaggio, gli promette di scriverne ancora, perché Montalbano è una sorta di suo alter ego. Ancora Camilleri scrive: "A proposito della crescita, dell'evoluzione del personaggio, posso aggiungere un'altra cosa, contingente, ma vera: l'occasione ha fatto sì che io sia riuscito a scrivere dei racconti su Montalbano, ma attualmente, in questo preciso momento, non sarei in grado di scrivere un romanzo su Montalbano. Non è uno scherzo, è che dopo il G8 non ne sono più capace. Un personaggio che fa parte della polizia e che ha certe idee, quando si trova di fronte a quello che è capitato al G8, dove una parte della polizia non si è certo compoertata bene, che fa? E' possibile far finta di niente?".

Montalbano è un uomo di sinistra, che crede nei valori della democrazia, ma è soprattutto un uomo libero che non si fa ingabbiare dagli schematismi classici, è uno che pensa con la sua testa. Non va contro gli operai che scioperano per il posto di lavoro, anzi è con loro solidale; è critico nei confronti dei ministri che si lasciano scappare frasi infelici. Ed ancora al commissario "non piace il governo di centro-destra", ma "coglie in castagna anche i politici di diverso colore politico". Montalbano assomiglia al suo inventore, con le sue simpatie e le sue idiosincrasie, i suoi moti d'animo genuini, il suo essere aperto e gioviale, alternato a fasi nelle quali diventa "mutanghero" e pensoso. Montalbano non è un personaggio statico ed astratto, strumento letterario per disvelare misteri, come i personaggi di altri grandi scrittori e giallisti del passato (si pensi al Maigret di Simenon), è invece un personaggio vitale, con le sue emozioni, la sua ironia, la sua curiosità verso il mondo. Se non si coglie questo passaggio, non si capisce il fenomeno letterario Camilleri; la storia e la società rivivono nei suoi romanzi nella forma semplice della vita quitidiana, con tutte le sue plurime sfaccettature, le sue contraddizioni. Camilleri nei suoi romanzi storici affronta anche questioni metafisiche, si pensi nel Re di Girgenti pubblicato da Sellerio, in particolare al capitolo finale nel quale il protagonista Zosimo affronta la morte, affidandosi dapprima alla memoria, che è storia e conoscenza, ma fermandosi poi davanti all'ignoto, poiché si rende conto che è inutile dare significato a ciò che non si può dire. Un passaggio che rimanda chiaramente al Trattato logico-filosofico di Wittegenstein. Nei romanzi nei quali invece è protagonista Montalbano, i riferimenti filosofici e psicologici sono tratteggiati, accennati, ma narrativamente chiari. E Camilleri estrinseca nelle paure di Montalbano, le paure quotidiane degli uomini. "Era vero, Livia aveva ragione. Lui aveva paura, si scantava di calarsi negli "abissi dell'animo umano" (...) Aveva scanto perché sapeva benissimo che, raggiunto il fondo di uno qualsiasi di questi strapiombi, ci avrebbe immancabilmente trovato uno specchio. Che rifletteva la sua faccio". E da questo passo tratto da La paura di Montalbano, nel quale è Montalbano a parlare, all'altro libro edito da Mondadori nel quale Camilleri racconta: "proprio l'anno scorso mia moglie mi disse questa frase, che io trovai bellissima e che credo risponda alla verità: "Il fatto è che tu stai scrivendo una lunga biografia di tuo padre attraverso Montalbano". Ma quanto assomiglia Camilleri al padre? Probabilmente parecchio. E Camilleri dalla Sicilia, dal mondo nel quale ha vissuto la sua infanzia e la sua prima giovinezza ha tratto molto. Si pensi a Catarella, un personaggio comico, del quale lo scrittore ne racconta così la nascita: "Non volevo farne una macchietta, avevo in mente una persona precisa, don Paolino Castelli, una specie di attendente di mio padre. Era don Paolino Castelli che diceva "ho una malattia venerea". E come la pigliasti? Non lo so, so solo che va e viene, venerea". L'ironia di Montalbano è connaturata all'estro di Camilleri, e poi questo commissario è così colto che sembra uno scrittore, un regista teatrale, non vi pare?


© Salvo Fallica – l'UNITA' – 23/11/2002

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